Lug 012012
 

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Il primo pozzo

Il primo pozzo

Mentre nella vicina Serenaia il Buco del Muschio si apprestava a grandi passi a diventare il primo meno-mille del nostro gruppo, la Buca della Carriola iniziava a condurci verso le profondità del M. Sella. Allo scivolo franoso che si era aperto al nostro sguardo il primo giorno segue un breve tratto orizzontale e un collo d’oca in salita dove una breve arrampicata ci porta ad un’altra breve condottina orizzontale che sbuca in una discreta sala. Qui la continuazione non è ovvia e ci mettiamo a vedere diverse vie. Tre scendono, poi c’è anche un camino che sale. Siamo in tanti e qualcuno comincia pure a risalire. Dopo un po’, togliendo un masso incastrato troviamo la via discendente buona. Ritroviamo anche l’aria che nella sala avevamo un po’ perso di vista.

Meandro "La sagra del fuoco"

Meandro “La sagra del fuoco”

Scendiamo tre pozzetti ma dobbiamo allargare un po’ gli imbocchi e anche un tratto di cunicolo che porta al quarto salto, sul fondo del quale però un restringimento bagnato e senza aria ci dice che abbiamo sbagliato via. La ritroviamo sopra, traversando si entra in un altro ambiente. Da qui la prosecuzione c’è ed anche l’aria, furibonda, ma la gloria ce la dobbiamo guadagnare con un lungo cantiere di scavo di un meandro (la Sagra del Fuoco) che a tutt’oggi non abbiamo finito di completare come vorremmo. Comunque ritroviamo la fiducia nella grotta quando ci affacciamo su un p. 30, uno dei più belli della grotta. Alla base siamo a -110 circa. Qui qualcuno dice che la prosecuzione è impraticabile così com’è. All’uscita successiva siamo in forze, ci sono anche gli amici livornesi.

P. 30 a -110

P. 30 a -110

A loro appaltiamo il lavoro di cercare di rendere transitabile la prosecuzione, concedendogli l’eventuale successiva esplorazione. A fine giornata ci ringrazieranno perché in quel punto si passava percui si dedicano all’esplorazione, armano e scendono pozzi fino a – 160! Le uscite successive saranno comunque dedicate a sistemare e mettere in sicurezza alcuni passaggi che avevano superato i livornesi e a cercare di rendere agevole l’accesso a due punti, in alto e in basso in un meandro, dove si erano con difficoltà affacciati su due pozzi. Qui è la seconda volta che la grotta si biforca (e lo farà ancora altre volte) e questo ci pare abbastanza singolare. Prendiamo la via in alto, saltino poi pozzo. Scendiamo un p. 40, in fondo ci sono due prosecuzioni, ma un po’ strette. Lasciamo momentaneamente perdere questa via e guardiamo la parte bassa del meandro.

P. 42 a -180

P. 42 a -180

Altro saltino, salettina, frattura che parte dritta e stretta e in fondo chiude… anzi, no, gira di 90° e sprofonda in un tubo verticale di marmo levigato. Aggiustiamo il percorso, ora si passa bene. La bella verticale è un p. 40 abbondante alla cui base la grotta, tanto per cambiare, si divide. Siamo in 4 e lavoriamo sulle due vie. La prima scesa stringe ma vediamo che siamo in direzione dell’altra e ne deduciamo che si possano ricongiungere poco sotto. Scendiamo la seconda via ed è un altro bel pozzone (p.60). Atterriamo in una sala, si scende un saltino, breve meandro, saltino, traverso e ancora un pozzo. Sceso questo (p. 40), atterriamo su uno spartiacque.

P. 40 a - 300

P. 40 a – 300

Una via è stretta e un po’ bagnata, la tralasciamo. L’altra è una frattura con un paio di sfondamenti. Scendiamo il punto più comodo, pensando che sia la solita via. Chiude, però ci rendiamo conto che l’altro buco non comunica. Spostiamo l’armo e la corda, la via buona è questa! Ancora un p. 60, saltino, e un pozzo con partenza un po’ a gradoni (p. 35). In fondo? Le solite due vie, una parte stretta, l’altra… alla prossima puntata!