Lug 252010
 

Mic

Ciao a tutti! 

Due righe per darvi le ultime nuove sulle esplorazioni a Satanachia. 

Questo weekend scendiamo in forze nell’abisso lucchese. Andrea, Zairo, Marco, Michele (FdM), Ely, Vale, Ivy e Mic.   Dopo un bivacco esterno nei pressi del rifugio Orto Di Donna, ci ritroviamo la mattina di sabato intorno all’ingresso, un pò appesantiti dal materiale necessario per il campo interno. 

La discesa, comunque veloce nella parte superiore della cavità, prevalentemente verticale, è interrotta dalla presenza di un macigno in bilico sul primo pozzo sotto al P100. Quota -350 circa. Il  masso è da sempre stato lì minaccioso, ma almeno parzialmente consolidato, dalla presenza di altri sassi e sedimento. Evidentemente, durante l’ultima salita, la zona intorno al masso è stata stuzzicata. Adesso il pietruzzo, di massa stimata 150kg, è rimasto in bilico per 2 punti,  ed oscilla liberamente ad agni minima interazione, pronto a precipitare sul pozzo e sugli armi sottostanti. 

Pietruzzo parancato

Farlo rotolare in una posizione più stabile  si dimostra subito impraticabile, per cui lo infilziamo con un fix, e approntato un paranchino, ci decidiamo a recuperarlo verso la testa pozzo. La manovra, facilitata dalla manovalanza offerta dagli speleo che man mano arrivano alla base del pozzo, si dimostra divertente ed efficace.  

Pietruzzo a riposo

Pochi minuti dopo, il masso si trova comodamente e stabilmente parcheggiato in un anfratto vicino alla sommità del pozzo. 

La discesa continua. 

Un po’ di passasacchi nel meandro ed in breve guadagnamo la sala dove era rimasto il limite delle esplorazioni l’ultima punta. In mancanza di meglio, si stabilisce in questa zona un campo base. Una commissione esaminatrice della guida Michelin convocata per l’occasione, concede a “Hotel Satanachia” solo 2 misere stelle. Insomma, è una stamberga! Il pavimento è una frana incoerente. Una sorgente sfruttabile per l’acqua si trova a due pozzi di distanza, mentre gli stillicidi, fastidiosi, precipitano un pò dappertutto. Di sabbia neanche a parlarne. A difficoltà si riesce a creare un piano di piazzole biposto che necessiterebbero di innumerevoli strati di dormiben per potersi considerare “piatte”. Forse più fortunati sono Ivy e Mic dotati di amaca. La Ivy con riserve, perchè quello stronzo del suo fidanzato le ha piazzato l’amaca proprio sotto uno stillicidio pressante a la ha appesa ad una estremità con un nut. Naturalmente la Ivy del dado  non si fida per nulla e quindi, quando sarà il momento, piuttosto che dormire, passera tutto il tempo sdraiata con gli occhi spalancati ad attendere rassagnata il momento dello schianto (Una ragione in effetti c’è per la

sua diffidenza ma questa è un’altra lunga storia…) . 

Una squadra lascia subito il campo per continuare le esplorazioni. 

I primi ambienti non sono particolarmente invitanti, la galleria si può chiamare tale solo con licenza poetica . Frane, sezioni variabili, ancora frane. Serpeggiando fra i sassi e perdendo quota con dei passaggi

armati, finamenente si arriva alla sommità di un primo pozzo verticale.  P30  circa.  Bello.  Soprattutto perchè nella parte bassa si ritrovano i marmi e la roccia è pulita dall’acqua che in vari punti arriva dall’alto.

Segue un’altro pozzetto. Armiamo una dozzina di metri di traverso, per mantenerci lontani da un abbondante spruzzo d’acqua che arriva dall’alto a sommarsi al rivolo già presente. Siamo tornati nell’attivo. Ci vorrebbe una colorazione per confermarlo, ma, probabilmente, abbiamo ritrovato l’acqua che avevamo lasciato alla base della sala – vicolo cieco – oramai tre punte fà.

Una finestra nera ingoia il flusso d’acqua. Pozzone. Il Tori si getta all’inseguimento ed in men che non si dica, ci porta tutti alla base del pozzone, 40m circa, bellissimo. Di lì parte un meandrone, di sezione un pò confusa e stravolto in più punti da frane. 

Il meandro fa percorrere un centinaio di metri in pianta, una cordina per scendere un saltino,  un traversino. Finite le corde. Davanti a noi un pozzetto, stimato 25m. Alla base anche con gli errori introdotti dall’altimetro, siamo ad oltre 800m di profondità. L’aria nel meandro tira ancora decisa. Non c’è ragione di credere che Satanachia non ci lasci giocare ancora la prossima uscita… 

Mini-Hotel Satanàchia

Sono le cinque di mattina. Adesso non ci rimane che risalire al campo  e concederci  qualche ora di sonno .  Passato mezzogiorno, sonnacchiosi, si riparte ed intorno alle 18 della domenica siamo tutti fuori dalla grotta. 

La sosta al campo interno rende la risalita comoda e veloce. Siamo molto meno stanchi delle punte precedenti anche se in definitiva siamo stati dentro più di 30 ore. 

La ciliegina sulla torta alla bellissima uscita la mette la sosta al rifugio Donegani dove ci coccoliamo con un magnifico piatto di tordelli, conditi dall’ospitalità del rifugio e dagli assalti di Zairo alla

innocenza della figlia della rifugista…

That’s all folks! Alla prossima Mic

Lug 182010
 

Nasce nell’estate 2010, forse per la voglia di non sentirsi ancora speleologicamente inadeguati in progetti ambiziosi oppure per rimediare quella mancanza del menomille che ancora affligge la culla degli abissi apuani degli anni ’80, l’Arnetola, la storia della Buca della Carriola, sull’Alto di Sella, nel comune di Vagli.

18 luglio 2010: primo giorno di scavo, Mario Nottoli e la carriola.

18 luglio 2010: primo giorno di scavo, Mario Nottoli e la carriola.

Il sottoscritto infatti aveva da tempo in mente una buca sulle ripide pendici di quel monte, non un buchetto, una fessura, magari con aria come ne conosciamo tanti, ma una vera grotta, catastabile, dove si entra tranquillamente in piedi per diversi metri e che chiude in un pavimento di detrito, senza (apparentemente) un filo d’aria.

Molto interessante secondo me, molto meno per altri speleologi che sicuramente l’avevano vista. Difficile comunque trovare qualcuno disposto a farsi 4-500 metri di dislivello ripidissimi per andare a scavarci.

22 Agosto 2010: secondo weekend di scavo, l'ingresso della grotta

22 Agosto 2010: secondo weekend di scavo, l’ingresso della grotta

Bisognava rendere la cosa ancora più assurda, come il pensare di portarci una carriola, di quelle grandi, con lo scafo in plastica, il telaio in ferro e la ruota di Vespa per riuscire a convincere facilmente Mario Nottoli, il padre di tanti abissi d’Arnetola, a intraprendere l’iniziativa.

Arrivati all’ingresso con la pesante attrezzatura devo ammettere che la prima sensazione sia stata di delusione. Era passato del tempo infatti dal primo sopralluogo e i ricordi mi ingannavano: mi ricordavo una ventina di metri tra l’ingresso e il punto di scavo, distanza che rendeva la presenza della carriola fondamentale per movimentare ingenti quantità di materiali fino all’ingresso con rapidità e poca fatica. Ma i metri sono in realtà assai meno, circa un terzo. Mi sentivo l’idiota dell’anno…

22 Agosto 2012: si passa!

22 Agosto 2012: si passa!

Cominciammo comunque a scavare: a mano riempio le paiole nella parte bassa dove la volta si immerge nel detrito e le passo a Mario che le versa nella Carriola alle sue spalle e quando è piena rapidamente la conduce all’ingresso dove, senza fatica la vuota di sotto. Non siamo sul fondo di una dolina penso: il fondovalle è 600 metri più in basso, dovremmo averne di spazio per il materiale di scavo…

Alla fine della giornata ci rendiamo conto che sia pure in due abbiamo fatto un gran lavoro senza ammazzarci di fatica e che, alla fine, la carriola si era guadagnata la sua fetta di gloria ed io la reputazione.

22 Agosto 2010: inizio esplorazioni

22 Agosto 2010: inizio esplorazioni

Ma la cosa ben più importante è che fin dall’inizio dello scavo la fiamma dell’accendino si piega violentemente verso il basso se avvicinata fra la parete e il detrito: l’aria c’è eccome, ma come è ovvio a queste quote d’estate, entra nella grotta.
Quando cala la sera e abbandoniamo lo scavo (stanchi ma felici, si dice) un vuoto separa il detrito dalla volta in un lungo scivolo discendente.

22 Agosto 2010: il gruppo di scavatori all'ingresso

22 Agosto 2010: il gruppo di scavatori all’ingresso

All’uscita successiva Mario Nottoli non c’è. Al profeta dell’assurdo non interessa uno scavo normale che possa dare avvio ad un nuovo abisso. Resterà disponibile alla prossima missione impossibile.
Visto che il resto del gruppo è impegnato nell’esplorazione delle importanti prosecuzioni trovate alla Buca del Muschio in Serenaia io torno al buco sul Sella con gli amici del Gruppo Speleologico Lunense. Completiamo lo scavo e riusciamo ad entrare. Tutto sommato due uscite per aprire un buco che penso molti avessero giudicato improponibile non è affatto male.

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Lug 122010
 

9 luglio 2010

Il giochino non è finito.

Si è conclusa nella mattinata del 11/07 l’esplorazione oltre il meandro.-

Dopo 20 ore di permanenza in grotta la squadra di 7 speleologi; composta da Andrea Tori e Gianmarco del GSL, Michele e Ivy del gruppo di Sarzana, Valerio ed Elisabet da pisa e Micheluzzo del gruppo speleo del forte dei marmi; raggiunge una quota stimata di -650.

“Nelle ultime uscite avevamo trovato un intoppo davanti a noi, la strada più ovvia portava verso la base di un pozzetto, era forse la più logica considerando gli sprovveduti speleo, peccato che l’aria non avesse deciso di intraprendere la stessa strada.Con l’ultima punta di questo fine settimana, siamo riusciti a comprendere la vera entità dell’aria che avevevamo smarrito pochi metri più su.L’aria incontrata alla fine del meandro si è rivelata in tutta la sua forza, non è un venticello è una tormenta, una dolce tormenta che non scende nel pozzo come previsto ma lo accarezza appena per poi proseguire la sua strada lungo una frattura, questa è la giusta via…e non è un presentimento…”

Lug 062010
 

Finalmente un weekend di bel tempo dopo la buriana della settimana scorsa! Purtroppo però inizia male: Andrea deve rinunciare all’ultimo momento, la Celeste dà forfait sulla rampa micidiale insieme al suo pilota, Giovanni, visibilmente indisposto, insomma: in piedi dalle 6 eppure non si entra prima dell’una.. Satanachia è una grotta lontana, e fa di tutto per tenerci lontani!

Discesa record, in meno di tre ore siamo al meandro. Decidiamo di spulciarlo ben bene, in modo da trovare il livello giusto per trasportare il più agevolmente possibile il materiale oltre. Il pianificato campo interno lo rimandiamo alle prossime uscite, tanto qui non c’è l’ambiente favorevole.

In effetti il meandro si rivela un nodo geologico della grotta; è il primo ambiente sub-orizzontale dopo 500m di pozzi, è molto alto, alterna marmi a grezzoni e pure rare intrusioni di selcifero, ci riserva sempre grandi lame pericolosamente incastrate sopra le nostre teste ed infine intercetta ortogonalmente un’importante frattura: abbiamo un affluente, attivo.

C’è molta aria, anche grazie ad una cascatella, ma pure gli ambienti si espandono, annunciano possibili prosecuzioni fossili, ma, per il momento, seguiamo l’acqua verso il basso, in un ulteriore pozzo.

Michele si offre di armarlo e parte, assistito dal Giamma. Noi, nell’attesa ci guardiamo intorno e decidiamo di tentare una risalita in corrispondenza dell’affluente, ci pensano Riccardo e Ivy.

Dopo un po’ scendiamo il pozzo, ma svaniscono le speranze di proseguire per quella via, sembra un ringiovanimento angusto per noi ma non per l’acqua, registriamo una quota di -600 (altimetro) e risaliamo.

Al tentativo di risalita di Riccardo e Ivy si è aggiunto il Giamma in supporto e dopo un bel po’ scendono senza buone nuove, ancora ambienti angusti, ed infatti abbiamo perso l’aria già da un po’.

Rinunciamo a seguire l’acqua e ritroviamo l’aria, diverse possibilità: un traverso ed un paio di deviazioni più in alto tralasciate per prioritizzare l’acqua, ma le batterie dei trapani ci hanno abbandonato. Poco male, siamo dentro da 13 ore, portiamo più materiale possibile oltre il meandro, ci rifocilliamo ed iniziamo la risalita… Magico pantin!

Ci ritroveremo per esplorare a Satanachia il 10 e l’11 luglio, mentre il 3 scenderà una squadretta leggera per portare avanti il rilievo.

Un commento sui possibili effetti di Satanachia: controllate il discensore!

Lug 012010
 

Una vecchia buca a Orto di Donna, nota già dagli anni ’90, non puo’ riservare  sorprese! Non la pensano così, però, alcuni membri del Gruppo Speleologico di Forte dei Marmi e i loro amici del Gruppo Speleologico Lucchese. Durante l’estate/autunno del 2009 alcuni volenterosi del GSL decidono di dare un’occhiata alla cavità che, da quel che si sapeva, terminava su una frana dopo un pozzo di circa 15 metri.

L'ingresso di Satanàchia al disgelo

Una frana non può certo fermare l’esploratore detrminato: durante l’autunno del 2009 lo scavo ha inizio. La vecchia buca viene di fatto trasformata in un cantiere: sono realizzate le necessarie opere di contenimento, la frana viene rimossa  e i massi instabili messi in sicurezza. I primi sforzi sono premiati: si apre un cunicolo che lascia ben sperare.

L’approssimarsi dell’inverno, tuttavia, rende difficile la prosecuzione dei lavori. La pioggia prima e la neve poi rendono la val Serenaia di fatto impraticabile. Una frana, addirittura, si abbatte sull’unica strada di accesso alla valle e il Sindaco di Minucciano e’ costretto ad emanare un’ordinanza che vieta il transito verso l’Orto di Donna. Sono necessari dei lavori per rimettere la strada in condizioni di sicurezza e fino a Febbraio del nuovo anno l’accesso alla valle rimane vietato.

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