Mar 212011
 

Orto di Donna il 20/3/2011

Ancora una volta nella valle tra le più a nord delle Apuane: Orto di Donna, Minucciano LU.

E’ da ottobre scorso, raggiungimento del fondo di -1040, che non mettiamo più piede nell’Abisso. L’autunno insieme alle piogge, rende i suoi pozzi impraticabili, accorcia le giornate e la valle si allontana ulteriormente. Una o due visite a qualche buca ventosa nei dintorni, tra novembre e le prime nevi, sperando in fortuiti collegamenti al “mostro” sottostante, non hanno dato (per ora) esito, tranne che un nuovo accatastamento.

Il programma della giornata, 20 marzo 2011, è semplice… Verificare la percorribilità della valle in primis, controllare le condizioni del manto nevoso per raggiungere gli ingressi a Passo delle Pecore e, se possibile, entrare in Satanàchia e Belzebuca (la nuova Buca della Forbice) per risolvere alcuni problemi di disostruzione che faciliteranno le ulteriori esplorazioni a Satanàchia e per cercare di collegarla con Belzebuca, anzi, viceversa. Non poco, se si considera che il tutto si svolgerà in una sola giornata, ma siamo in tanti, ed è tanto tempo che sogniamo di ritornare… e non resistiamo più!

La vestizione per il ghiaccio

L’accesso all’area si rivela, come previsto, complicato. La giornata è ottima, ma c’è vento e la neve è ancora tanta. Con tutta la buona volontà, siamo al tornante che precede il vecchio Donegani, punto più alto raggiungibile con le macchine, verso le 11, ben 3 ore dopo il ritrovo a Ponte a Moriano, del resto come da prassi! Perlomeno quest’anno la strada di fondo valle è stata risparmiata dall’alluvione, grazie al clima ed ai lavori di ripristino operati dal Comune di Minucciano lo scorso anno.

Il periodo è ghiotto, c’è stata la festa nazionale per i 150 anni dell’Unità d’Italia, giovedì, quasi tutti abbiamo fatto ponte, ma alla fine non ci siamo decisi a calpestare il marmo se non l’ultimo giorno, la domenica, forse nella remota speranza di trovare meno neve e più luce possibile, in fondo domani è primavera, astronomicamente… La temperatura è buona, la neve è abbastanza dura considerata l’ora, e c’è una vecchia traccia che ci semplifica non poco il raggiungimento del rifugio alto, l’Orto di Donna, limite ultimo del “pestato” prima di affrontare il vergine sentiero verso la Forbice, percorso obbligato per Satanacchino (Buca del Tappo), Satanàchia, Belzebuca e tutte le buche in zona Passo delle Pecore.

Briefing al rifugio Orto di Donna

Un’ora dopo siamo al rifugio, ovviamente chiuso come gli altri due a fondo valle… Breve briefing per formare le squadre e decidere la strategia (in fondo siamo in nove!). Tre di noi entreranno in Satanàchia per rimuovere il massone sul saltino sopra la sommità del P. Starlight, a circa -30 dall’ingresso, fastidiosissimo ostacolo a chi si accinge ad uscire con un pesante sacco dopo una lunga punta al fondo, veramente scandaloso se si considera la prossimità dell’uscita e del lavoro ciclopico effettuato per mettere in sicurezza la frana soprastante… Inoltre rivedremo un frazionamento dello Starlight, troppo esposto allo stillicidio in caso di regime idrico poco più che normale.

Gli altri si suddivideranno tra Satanacchino e Belzebuca per verificare la presenza di correnti d’aria ed eventualmente disostruire il più possibile in prospettiva di un eventuale collegamento. Effettueranno ulteriori visite a Grande Fiume, Verme ecc per valutare la sostenibilità di ulteriori campagne di visite e/o disostruzioni.

Il percorso nel bosco risulta drammatico: si sprofonda a tratti fino alla coscia, perlomeno non abbiamo più i problemi di orientamento vissuti l’anno scorso: vagando su due metri di neve alla ricerca di una traccia già minima d’estate, abbiamo assuefatto il giusto percorso tra sprofondamenti diurni e frustate di faggio notturne, sotto il peso di pesanti zaini. Durante la vestizione, scambiamo alcune voci urlate con gli altri diretti in cresta a vedere Belzebuca e le altre. Alla fine verso le 13:30 Marco, Leonardo ed io entriamo; il conoide nevoso che circonda l’ingresso ci obbliga a rifare il nodo di frazionamento della corda del pozzo d’ingresso un paio di metri più a valle del solito!

Non c’è tanta corrente d’aria, il sole rende la giornata tiepida anche se il manto nevoso è spesso. Tuttavia la grotta rivela sin da subito la sua alta energia: vento non intensissimo ma sostenuto, e trasportante parecchia polvere che fa prudere le narici dopo pochi minuti, oltre che consumare le pulegge dei discensori… In poco tempo attrezziamo il cantiere, mentre Marco lavora al frazionamento col trapano leggero, Leonardo ed io studiamo la situazione: due interventi energici dovrebbero bastare. Appena Marco risale eseguiamo la cura, ed alla fine riduciamo il masso ad un quarto delle dimensioni originali al prezzo di soli pochi piccoli detriti che fischiano di sotto al pozzo, mentre i più grossi restano al sicuro nel pozzetto sottostante e tanto lavoro di mazzetta. Il tempo vola, e non solo, anche il trapanino si improvvisa Icaro ed atterra incolume alla base dello Starlight. Nel complesso… “missione compiuta”.

Alle 18:30 ci sorprende un Pisanino virato rosa-tramonto, ed insieme agli altri in uscita da Satanacchino  giungeremo alle macchine a buio… Per ora nessuna novità dal fronte Belzebuca! Ma tutto sommato una bella domenica! Peccato che Orto di Donna sia ancora così remota, in tutta la giornata siamo stati gli unici esseri umani presenti, inequivocabili le mancanze di tracce fresche sulla neve a perdita d’occhio.

I “geografi”: Elisabetta e Leonardo del GSPt, Antonio DiBeo, Gianmarco, Marco, Nadia, Simona, Zairo ed il sottoscritto, per il GSL.

 

 

Mar 022011
 

Da tempo cercavamo un buon tassellatore da usare nelle nostre attività esplorative: finalmente, dopo varie ricerche, ne abbiamo trovato uno estremamente valido. Si tratta del Milwaukee V-28 H, un trapano tassellatore a batteria agli ioni di litio molto robusto.

Abbiamo avuto modo, grazie alla disponibilità della Milwaukee Italia che ha dotato il Gruppo Speleologico Lucchese ed il Gruppo Speleologico di Forte dei Marmi di un paio di esemplari, di provarlo direttamente in grotta.

L’ambiente, come sappiamo, non è dei più “facili” ma il V-28 si è dimostrato all’altezza della situazione, sopravvivendo senza problemi al “trattamento” in ambiente estremo. L’abbiamo usato sia per operazioni di disostruzione che per armo: in entrambi i casi si è dimostrato un valido attrezzo su cui poter contare decisamente. Tra le caratteristiche, le cose che ci hanno più colpito sono la disponibilità di potenza, la robustezza, la resistenza anche alle basse temperature e la notevole riserva di energia disponibile nel pacco batterie, tra l’altro dotato di un praticissimo indicatore dello stato di carica (non siamo riusciti a finire la batteria dopo un intero pomeriggio di prove in grotta). Il trapano ha inoltre un buon equilibrio: una volta posizionato fora con precisione la roccia in pochi secondi. L’attacco SDS Plus (per noi ormai uno standard) ci ha permesso di utilizzare le nostre solite collaudate punte. Buono il rapporto potenza/peso che consiglia l’uso del V28 sia per operazioni di disostruzione che per armare grotte non molto profonde.

La Milwaukee Italia, oltre al trapano tassellatore, ci ha messo a disposizione anche un misuratore di distanze laser LM-60, molto utile per i rilievi. Il misuratore consente di rilevare distanze con estrema facilità e precisione, rendendo le operazioni di misura molto veloci ed accurate. Anche questo è un oggetto concepito per resistere in ambienti difficili: la tastiera è molto comoda e si può utilizzare tranquillamente anche con i guanti.

In queste pagine alcune delle foto che abbiamo realizzato durante una delle nostre uscite dedicate alla prova del trapano tassellatore e del misuratore di distanze. Le foto, molto belle e d’impatto, sono di Daniele Antonetti. Ancora una volta un grazie a Daniele!

Nov 112010
 

Si puo’ condensare un anno di esplorazioni in un filmato di quindici minuti? Gianmarco ci e’ riuscito ed ecco il risultato. Quindici minuti di pura emozione, con i protagonisti dell’avventura che vivono e raccontano i giorni di Satanachia. E tutto spontaneamente e senza filtri, cosi’ come siamo abituati a fare noi.

Grazie Giamma, bel lavoro!

Il filmato e’ stato presentato in occasione dell’Incontro Internazionale di Speleologia “Casola 2010 Geografi del Vuoto” a Casola Valsenio (RA)

Ott 112010
 

 

 

Nell’estate del 1990 iniziammo a bazzicare la zona di Passo delle Pecore, tra Contrario e Grondilice a caccia di possibili ingressi alti di Olivifer. Nonostante i 1215 metri che separano in dislivello l’ingresso di Olivifer dai sifoni più remoti, questo ha infatti funzioni “basse” o comunque intermedie.

Cosa si nasconde sotto questa buca?

La Buca del Muschio

In un solitario giro sotto il limite del bosco m’imbattei nell’ingresso di un breve pozzo, stranamente rimasto ignorato. Nel giro di qualche settimana tornammo a rivedere altri buchi promettenti in zona e a scendere il pozzo nel bosco che chiamammo, senza troppa fantasia, Buco del Muschio, per la copertura di briofite che ne riveste le pareti. L’aria, da sicuro ingresso alto, era forte e dedicammo qualche ora a smuovere pietre sul fondo, senza però individuare sicure prosecuzioni.

Il lavoro di scavo sembrava lungo ed impegnativo, in più c’erano altre grotte da esplorare e di lì a poco sarebbero partite alla grande le esplorazioni in Carcaraia. Fatto sta che la Buca del Muschio rimase uno dei tanti buchi promettenti da rivedere.

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