Da sabato 12 settembre il Sistema Carsico del Monte Corchia ha guadagnato due stelle!
Ebbene sì, è arrivato a quota venti ingressi. E vi pare poco?
Tutto nasce dall’idea di cercare una via più rapida per raggiungere una zona ormai lontana del Meandruneo, dove noi del GSL, assieme agli amici del GSAV e del TNT, stiamo esplorando da un paio di stagioni. Durante le esplorazioni dell’ingresso Mario Lazzarini nell’estate 2012 avevamo già individuato un buco non molto distante sulla cresta ovest, ma a
cui non avevamo dato troppa attenzione, finché dai rilievi non è risultato che in pianta si trova esattamente sopra la zona più remota delle nostre esplorazioni. Un saltino da fare in disarrampicata, una saletta già vista da chissà quanti speleo, uno scivolo terroso di una decina di metri frutto dello scavo di tre anni fa, fino a una saletta che sembrava chiudere in frana. Animati dalla speranza di avere accesso diretto ai piani bassi, abbiamo riaperto il cantiere. Dopo diverse uscite di scavo, incoraggiate dall’abbondante aria fredda che “sapeva di Corchia”, siamo riusciti a superare tre strettoie in frana tra salette di crollo via via poco più grandi. Finalmente ci siamo trovati sulla sommità di un ambiente più ampio, un meandro alto che abbiamo percorso in discesa, con vari sfondamenti sul pavimento. Non abbiamo fatto molta strada quando abbiamo notato i primi segni di passaggio sulla roccia. Se in un primo momento eravamo titubanti, ogni dubbio ce lo ha tolto un fix con una placchetta e maglia rapida contrassegnata da nastro giallo, ecco la prova che qualcuno prima di noi è stato qui passando da un’altra parte, la prova che siamo entrati in Corchia! Non avendo corde non abbiamo potuto scendere il pozzo appoggiato di fronte a noi per proseguire nel meandro. Non abbiamo riconosciuto la zona e abbiamo iniziato a fare ipotesi su dove potevamo essere finiti, una qualche parte della via Fani probabilmente? Risalendo abbiamo notato la scritta “GSP”, ormai sbiadita, sulla parete della saletta all’uscita dell’ultima strettoia da noi aperta e passata con troppo entusiasmo per notarla in quel primo momento. Quello il traguardo dei vecchi esploratori che arrivavano dal basso e che si trovavano di fronte una frana sospesa impossibile da superare da sotto. Così abbiamo capito, e le telefonate fatte appena usciti ce lo hanno confermato, di essere nella parte più lontana di via Fani, quella più alta e vicina all’esterno, dove i Piemontesi (GSP) alla fine degli anni ’70, e i Lunensi pochi mesi fa (placchetta col nastro giallo), hanno cercato un’uscita.
Con l’entusiasmo alle stelle siamo usciti velocissimi per dare la notizia. Accompagnati da mille progetti in mente: proseguire l’esplorazione, fare il rilievo, fare foto, organizzare nuove traversate. Insomma…”continua”!
Una giornata così non poteva che finire con un brindisi al Vallechiara, dove la Piera ci ha aspettato pur a tarda ora, come sempre, per rifocillarci.