Pure quest’anno l’appuntamento primaverile con la speleologia ha avuto luogo, quello che i frequentatori di grotte indicano col termine “speleogita”, etimologicamente una specie di escamotage per avvicinare chiunque lo desideri al mondo della speleologia nel modo meno traumatico possibile. Principale obiettivo quello di trasmettere l’interesse per un’attività ultimamente in forte declino, sensibilizzando sull’importanza delle cavità carsiche (grotte) come risorsa indispensabile per l’ambiente, le specie animali e l’ uomo, come orologio che custodisce la storia geologica e umana del territorio e esempio per antonomasia del potere estetico e artistico della natura.
Per permetterci di trasmettere tutto questo è indispensabile però scegliere la grotta giusta perchè sia adatta a tutti. Qualche settimana e l’attenzione è caduta sulla buca delle fate di Soraggio, una cavità che si apre sulle pareti settentrionali del monte ripa, fra Orecchiella e Sillano. I partecipanti alla gita sono quasi trenta, un bel numero: figure storiche della speleologia lucchese, ex corsisti, frequentatori occasionali e “prime volte”.
La giornata promette molto bene. Fermiamo le auto vicino Villa Soraggio e ci incamminamo, carichi di attrezzatura, lungo il sentiero muschioso e selvaggio che ci porterà all’entrata. Gli alberi ancora poco carichi di foglie ci permettono di visualizzare la maestosità delle falesie di calcare circostanti. Un piccolo break e siamo pronti a superare l’ostacolo più importante della giornata: è necessario oltrepassare infatti un enorme blocco incastonato tra le ripide pareti del torrente. la grotta si trova al di sopra del blocco. Per far questo gli organizzatori hanno sistemato delle corde da scalare a mano e fissato un paranco per facilitare chi avesse difficoltà nell’ascesa assicurando da un’eventuale caduta. Non ci sono state difficoltà e nel giro di mezz’ora tutti e 30 i partecipanti sono all’entrata. Alcuni hanno deciso di allietare la salita sfoderando la loro parte più mostruosa con le facce più orribili mai viste su corda (giusto per sottolineare la totale assenza di serietà di chi frequenta le grotte). “Abbandoniamo” il carico in eccesso, luci frontali accese e tutti sono dentro.
La grotta si sviluppa con andamento a grandilinee orizzontale. L’interno è ben illuminato dal gran numero di luci ed iniziano ad apparire le prime concrezioni dopo pochi passi, dalle stalattiti a spaghetto alle stalagmiti erose centralmente, alle enormi colonne plurimillenarie. Ci avvisano della presenza di pipistrelli in letargo da non disturbare. La condotta si interrompe su un terrazzo, un saltino di qualche metro, per cui ne approfittiamo, attendendo l’armo, per parlare di carsismo e dei meccanismi che creano le grotte. Si prosegue con corda fino alla base del salto, dopodichè ci aspetta una serie di basse strettoie da superare strisciando sfocianti in una grande stanza ricca di laghetti concrezionati e colonne. Proseguendo ancora l’ ambiente si interrompe improvvisamente in una frana di grandi blocchi poggiati l’ uno sull’altro. 6 temerari (si spera presto speleologi) si inerpicano tra i blocchi poichè al di là sanno li aspetta la luce dell’ uscita. Solo la luce in realtà: la strettoia è tanto stretta da impedire il passaggio regalando solo l’ illusione di una possibile fuga (scherzetti comuni eheh). Bisogna tornare indietro. Per evitare di tornare a ritroso sui nostri passi, viene proposta una strata alternativa: strisciare nel letto di un lago sotterraneo asciutto dalla siccità di questi mesi, passare due stretti passaggi e ritrovarsi magicamente nella condotta iniziale, vicinissimi all’ entrata/uscita. Riscendiamo il blocco e in poco tempo, un pò cotti, di ritorno alle auto.
La soddisfazione sui visi dei partecipanti è evidente e spontanea, così come, ovviamente, la stanchezza. ma ogni speleo sa che uscito di grotta un ultimo dovere l’attende: l’abbuffata finale clamorosa, la ruzzata tra amici, conclusione perfetta di una giornata perfetta. Questo è più o meno quello che rappresenta la speleologia. E per chi volesse saperne di più c’è il corso!