Le sigle dei loro Gruppi, non i loro nomi, questo scrissero Pasini e Ribaldone sulla roccia della Sala Nera, alla Preta, quando per la prima volta la raggiunsero nel 1963.
Sì, perché dietro di loro, dislocati lungo i pozzi, c’erano tanti altri che, sacrificando le proprie ambizioni esplorative, avevano permesso alle due sole “punte” di terminare la discesa. Ben consapevoli di questo, Pasini e Ribaldone non si arrogarono il diritto dell’impresa, ma menzionarono i loro Gruppi, senza i quali non sarebbero arrivati a toccare il Fondo dell’Abisso.
Leggiamo oggi dei “mannari di Satanàchia”. Che dire. Sei – fortissimi – speleo che si vanno a prendere un sifone di una grotta esplorata (anzi, in corso di esplorazione!) ed armata da un Gruppo che, deliberatamente e non per una dimenticanza, non è neanche stato avvertito. Esplorazione finanziata da persone che quotidianamente lavorano organizzando attività, corsi, gite (sì, speleogite, quelle che i “grandi esploratori” rifuggono come la peste), conferenze, eventi e quant’altro. Persone che gestiscono un Gruppo, cercando, con dedizione, passione e tanta fatica, di tenerlo vivo e unito, al di là dei personalismi.
Il lavoro quotidiano, quello non interessa ai “mannari”. A loro interessa fare l’impresa usando corde ed attacchi (quanti ce ne vogliono per un -1000!) che sono la conseguenza di quel lavoro e della dedizione di quel Gruppo. Magari a loro importa insultarlo ed offenderlo, il Gruppo, anche pubblicamente e su riviste prestigiose (vedere qui, a pag. 37), accusandolo delle peggiori nefandezze e senza possibilità di replica. Delle regole (non delle regole della Speleologia, ma di quelle del vivere civile) essi se ne infischiano. E riescono a coinvolgere anche un famoso sub, che incredibilmente si presta al gioco, permettendosi perfino di non rispondere quando gli viene chiesto perché e con chi sta organizzando una immersione a totale insaputa del gruppo che sta esplorando la grotta. Altro che Pasini e Ribaldone.
Noi torniamo a fare Speleologia, quella con i Gruppi, dove si comunica e si cresce.
La tacca sul “sifone Ivano”, la lasciamo mettere a qualcun altro.