Cuba, con i suoi colori, i suoi profumi, la sua gente, i suoi mille contrasti e le sue piccole-grandi difficoltà quotidiane è un’isola ricca di fascino. Infatti è difficile parlare della nostra “avventura speleologica” senza che il pensiero corra al verde intenso della natura selvaggia, al calore della gente che sorride, alle orchidee che crescono sugli alberi, al riso e fagioli, al ron e alla musica che ti accompagna in ogni momento della giornata.
La nostra avventura comincia a Nord-Ovest del paese, a circa 250 km da l’Avana esattamente nel villaggio di El Moncada, nel distretto di Viñales, nella provincia di Pinar del Rio.
Il pueblo di El Moncada è una Cooperativa Agricola cafetalera che fu fondata nel 1959 da Fidel Castro, poco dopo il trionfo della Rivoluzione, si tratta di un ampio territorio di fertile terra rossa, urbanizzata e divisa in lotti, sui quali, negli anni successivi, sono state costruite casette unifamiliari dall’aspetto molto curato. Siamo nella terra dei Mogotes, caratteristiche formazioni calcaree risalenti al Quaternario; sono colline dalla forma strana, molto suggestive, alte da 140 fino a 400 metri, coperte di vegetazione lussureggiante che creano un paesaggio eccezionale intorno alla rinomata valle di Viňales, uno dei gioielli del turismo cubano. Ci appaiono come dei massicci rocciosi che si elevano verso l’alto, delle grandi forme di groviera, date le enormi caverne, che si aprono sulle pareti verticali. Sono il risultato di un carsismo spinto all’estremo dalla forte piovosità del clima tropicale. Conseguentemente anche le grotte che si sono originate hanno sempre dimensioni considerevoli e una ricchezza di aspetti veramente fuori dal comune, come dimensioni e varietà. Il progetto di attività speleologica parte con grandi ambizioni, collaboriamo con S.E.C., la Sociedad Espeleologica de Cuba, la nostra base è la Escuela de Espeleología Antonio Núñez Jiménez, (il padre della speleologia cubana).
Costruita a ridosso della Sierra del Quemado nel 1985, la scuola è costituita da una serie di edifici ad un piano adibiti ad uffici, magazzino, cucina, mensa, sala riunioni e semplici alloggi che sono stati la nostra casa per una decina di giorni. La Escuela si occupa della formazione degli speleologi cubani attraverso l’organizzazione dei corsi di speleologia. Serve da centro di attrazione per le nuove leve locali, ragazzi giovani e pieni di entusiasmo che a volte, con semplici stivali e caschetto da lavoro, sul quale viene legata una torcia con il filo di ferro, si avventurano nelle numerose cavità presenti nella zona.
L’accoglienza ricevuta è stata calda e festosa, gente semplice e cordiale, anche se c’è voluto qualche giorno di reciproco studio e titubanza, alla fine ci siamo potuti abbracciare collettivamente come amici. Naturalmente ci sono stati anche dei momenti di incomprensione e di disagio, ma li abbiamo risolti parlandone insieme nel nostro mix di linguaggi italiano/inglese/scarso-spagnolo. Ogni giorno lo scenario che ci accoglieva al nostro risveglio era quello del massiccio Mogote dell’altezza di 150 m, che con le sue pareti verticali ricche di vegetazione incombe sulla Escuela, e sul quale si apre evidente a mezza altezza, l’ingresso della Cueva de Santo Tomás, oggetto del nostro studio.
Una grande comodità avere la grotta a 50 metri da casa; la grotta è grande, bellissima e calda! Un’altra particolarità difficilmente riscontrabile nelle nostre zone, e che mi ha stupito, sono le varie forme di vita che abbiamo incontrato, piccole rane, crostacei, ragni e perfino un serpente, il cui ingresso è facilitato dalla vicinanza con la superficie. Il sistema cavernario di Santo Tomás il cui sviluppo si aggira intorno ai 46 km, è stato considerato per lungo tempo il più esteso di Cuba, ed “ufficialmente“ lo è ancora, perché si tratta di uno dei monumenti nazionali dell’isola. Le acque superficiali hanno scavato nel corso dei millenni percorsi sotterranei, favorendo la formazione di gallerie con andamento sub-orizzontale disposte su 7 livelli sovrapposti, con un dislivello massimo, dal più basso al più alto, di circa 89 m. La Gran Caverna rappresenta un traforo idrogeologico che permette all’acqua raccolta nella valle del Santo Tomás e dalle zone impermeabili circostanti, di defluire nella valle del Quemado. Il reticolo di gallerie è lineare; le condotte sono di grandi dimensioni (10 ÷ 20 m. di larghezza media). Questo tipo di cavità viene classificata come grotta fluviale, in quanto l’acqua che vi entra è quella di un torrente già organizzato, che si forma in una zona diversa da quella della grotta. Altra caratteristica interessante di questa grotta è l’intercettazione di alcune doline della sierra, profonde e ampie depressioni ricche di vegetazione, gli hoyos attraversati dai condotti a diversi livelli. Queste doline, essendo intercluse nel sistema dei Mogotes, sembrano non avere collegamenti con le circostanti aree abitate. L’ esperienza che si prova uscendo dalle gallerie ed entrando negli hoyos è surreale, sembra di entrare nella giungla.
Nel corso del progetto abbiamo visitato e fotografato vari ambienti ipogei, le gallerie Increible, Chocolate, Segundo Cause, Escarlata, Represa, il Salon del Caos, ammirando con estremo stupore la bellezza delle concrezioni presenti nella grotta. Sicuramente tra le meraviglie del complesso si deve citare la galleria Escarlata. Qui ci si addentra in un labirinto fitto di passaggi, dove le più fantasiose concrezioni di bianchissima calcite e aragonite si accostano a formazioni dalle varie gradazioni di rosso. Fili perfettamente incolori si intrecciano come delle ragnatele, si contorcono in ogni direzione sfidando le leggi di gravità.
Le squadre di lavoro, composte da italiani e cubani, si formavano ogni giorno per brevi turni di lavoro; non sono state fatte rigide divisioni di compiti, ma per semplificare dirò che il lavoro è stato diviso in due squadre, i cui elementi erano intercambiabili. La squadra “del rilievo” capitanata in alternanza dal “capo-spedizione” Galliano Bresson, sempre accompagnato dalla sua fedele compagna cubana Adriana, e dal precisissimo Nicolò Zuffi, geometra di Trieste.
L’altra squadra “dei biologi” capitanata da Janez Mulec e Andreea Oarga, biologi che lavorano all’Istituto di Studi sul Carso di Postumia (Slovenia), a cui anch’io mi sono aggregata per la maggior parte del tempo, dato l’interesse suscitato in me dall’argomento del loro studio.
La squadra “del rilievo” si è occupata di rilevare con “Disto X” circa 2370 metri di grotta, di cui almeno 400 m di nuove gallerie. I rilievi sono stati fatti in quelle gallerie che sono l’asse portante del complesso di Santo Tomás, ovvero nelle gallerie Antorcha, Incognita e Rivero.
Il lavoro è stato rallentato dalla cattiva cartografia del posto; è occorso molto più tempo del previsto per prendere i punti esterni con il teodolite. Altrettanto tempo è stato perso per coordinare i programmi per il Disto ed il bluetooth con la computadora a nostra disposizione, che come noi sembravano parlare due lingue diverse.
Il programma di collaborazione con la S.E.C. si dovrebbe concludere con l’impostazione di una metodologia che consenta il rilievo e la restituzione dell’intero complesso di Santo Tomás in un modello 3D, utilizzando una strumentazione di recente acquisizione. I ragazzi cubani membri della S.E.C. che ci hanno affiancato hanno dimostrato di avere ottime capacità sia nel campo esplorativo e di progressione in grotta, che abilità nell’uso del computer per l’elaborazione dei dati; è anche grazie alla loro inventiva che siamo riusciti a far dialogare il Disto con il PC.
La squadra “dei biologi” si è occupata di fare prelievi e analisi dell’acqua e dell’aria per lo studio dei microrganismi e batteri. In particolare Janez ha applicato una metodologia, che lui per primo ha messo a punto per un’analisi rapida, semplice e a basso costo per rilevare la contaminazione delle acque. Ha impiegato una metodologia basata sulle piastre di prova Ridacount (R-Biopharm, Germania) per ottenere una panoramica sui microrganismi, (batteri eterotrofi aerobici, Escherichia coli e batteri coliformi totali convenzionali, Salmonella e enterobatteri, lieviti e muffe)(cfr Nota 1). Questi sono utili indicatori per osservare lo stato di salute di selezionati habitat sotterranei. Complessivamente sono stati testati 12 diversi campioni d’acqua ed analizzati 5 diversi siti per osservare il numero di microrganismi nell’aria. Andreea ha prelevato campioni di acqua da grotte e laghetti di acqua di percolazione (l’acqua campionata deve essere prima filtrata con una maglia di 60 micrometri) per identificare la fauna a livello di gruppo e di specie. Il lavoro di identificazione dei gruppi e delle specie sarà fatto successivamente in laboratorio con binoculare e microscopio da dissezione e l’utilizzo di chiavi di identificazione.
In conclusione i ricercatori di microbiologia di Postumia hanno completato le loro ricerche con successo, riscontrando valori abbastanza compatibili con la situazione ambientale, anche se il lavoro di analisi deve essere completato.
Ci eravamo posti anche l’obiettivo di individuare ed esplorare nuove cavità, per cui sono stati fatti anche due giorni di battute esterne alla ricerca di nuove gallerie. Abbiamo esplorato e rilevato una grotta acquatica che sembra non essere accatastata. La squadra di Galliano ha inoltre scoperto e rilevato un nuovo rametto di circa 50 metri sul soffitto della galleria Incognita.
Alla fine della nostra permanenza nella Escuela, al momento dei saluti è stata dura: anche se avevamo ancora davanti diversi giorni di vacanza, lasciare i nostri compagni speleologi e togliere le nostre tute per mettere i vestiti “da turisti” ci ha fatto sentire un po’ più poveri. In tutto questo viaggio abbiamo raccolto tante piccole e grandi emozioni. Per i rapporti umani è stata un’esperienza che ci ha arricchito perché ci ha permesso di entrare in contatto con il vero mondo “cubano”, respirare l’atmosfera delle loro case, conoscere aspetti della loro vita, avere informazioni relative alla società, all’economia e alla politica dell’isola. Ci siamo salutati con tante promesse, come mantenere i contatti, proseguire i lavori… e colgo l’occasione per ringraziare i nostri amici cubani che, preziosi compagni di viaggio, ci hanno accompagnato un questa avventura. Avrei voluto citare tutti per nome e raccontare il loro prezioso contributo personale, ma sono veramente tanti. Per me che per la prima volta affrontavo una cueva fuori dal mio paese è stata un’esperienza particolarmente costruttiva, che spero di poter ripetere.
Giulia Bartolini – GSL
Nota 1 Per la metodologia seguita, la procedura è descritta da Mulec et al., 2012 (Mulec, J., Krištufek, V., Chronakova, A. 2012, International Journal of Speleology
Caxxo bello !! ( si può dire bello ? )
Belle le concrezoni e gli ambienti grandi . Non pensavo ci potessero essere animali dentro e soprattutto è sorprendente che ci sia caldo !!
Una bella esperienza !