Io non ci dovevo andare. La punta era organizzata a partire da venerdi 3 Settembre pomeriggio o sera, fino a domenica con opzione sul lunedi mattina. Non potevo. Troppe cose da fare, troppo poco tempo a disposizione, non potevo ancora una volta mettere da parte tutto per Satanachia. Così avevo detto ad Andrea: “No, questa volta non ci sarò, non posso proprio. Se aveste deciso di partire sabato mattina sul presto sarei venuto, ma venerdi non posso proprio. Peccato.”
Mercoledi, 1 Settembre, ci vediamo tutti al gruppo per parlare del Cinquantesimo. Ovviamente si parla anche della punta del fine settimana: Andrea mi dice che l’idea è quella di partire il venerdì, entrare in grotta di sera o di notte, andare a dormire al campo base a -630, poi partire con l’esplorazione, tornare al campo, ridormire ed uscire. Non senza rammarico, ribadisco che venerdi proprio non posso.
Venerdì 3 pomeriggio sono al lavoro, mi suona il telefono. E’ Zairo. Mi dice che Andrea ha la febbre, non viene. “Siamo soli io e Giamma. Devi venire, non possiamo andare in due. Se non puoi stasera, vuol dire che partiremo domani sul presto. Ci vediamo alle 6 al solito posto!”. Ci penso un attimo e poi gli dico di sì. Evidentemente Satanachia ha deciso che mi vuole! Uscito dal lavoro, in fretta e furia sbrigo le commissioni che dovevo fare. Finalmente riesco ad arrivare a casa e mi metto a preparare il sacco e lo zaino. Attrezzatura, tuta, sottotuta, sacco a pelo, qualcosa da mangiare… c’ètutto. Vado a cena. E’ tardissimo, vado a letto, dormirò al massimo cinque ore prima di dovermi rialzare.
Al mattino vado all’appuntamento con gli altri e… sorpresa! Insieme a Zairo c’e’ anche Andrea! Dice di stare bene e di voler venire. Arriva anche Giamma. Ci guardiamo in faccia, sappiamo quello che ci aspetta; non sappiamo però quale sarà il risultato dell’uscita… Satanachia continua? E cosa ci sarà oltre la frana dove si sono fermate le esplorazioni l’ultima volta? Carichi di pensieri ed interrogativi andiamo a fare colazione…
Arriviamo in Serenaia prestissimo, lasciamo la macchina piuttosto in basso nella strada di cava, ci cambiamo e ci avviamo all’ingresso a piedi. Al rifugio Orto di Donna Alto un’altra colazione… meglio abbondare! Facciamo due chiacchiere con la rifugista che, al solito, si lamenta delle pessime condizioni della strada, poi andiamo verso la grotta. Il tempo di indossare le tute e via, entriamo!
Sono le 10 di mattina di sabato 4 Settembre.
Ci promettiamo due cose: torneremo indietro non appena raggiunti i -1000 dall’ingresso oppure, comunque vada, al massimo alle 3 di domenica mattina. Calcoliamo, infatti, che per raggiungere il campo base dal fronte esplorativo ci vorranno 3 o 4 ore, poi 4 o 5 ore di sonno e 6 ore per uscire. Con queste tempistiche dovremmo vedere l’esterno domenica in tarda serata ed essere a casa prima di mezzanotte.
Scendiamo velocissimi: alle 13.30 siamo al campo base, 630 metri circa sotto l’ingresso.
Non ci perdiamo in chiacchiere: siamo freschi ed è meglio approfittarne: rifacciamo i sacchi (il campo base e’ stato abbondantemente rifornito durante la punta della settimana scorsa), lasciamo quello che ci servirà per bivaccare, carichiamo trapani, batterie, corde ed un po’ di viveri e ripartiamo decisi verso il fronte… esplorativo! Superiamo dapprima una serie di pozzi, poi un meandro abbastanza variegato, qualche frana “così e così” e ci troviamo su un traverso: siamo al salone di frana dove si è arrestata la precedente punta. Un pozzo e, a fine corda, una comoda nicchia accoglie i materiali lasciati la scorsa settimana: sacchi, corde, chili di fix, piastrine e maglie rapide.
Un’altra corda ancora pende verso la grande frana, ma è chiaro che non potremo procedere in quella direzione: è troppo pericoloso, rischiamo seriamente di smuovere qualche sasso che inesorabilmente ci colpirebbe se ci trovassimo sotto. Dobbiamo rimuovere la corda e cercare di aggirare la frana: è quello che facciamo. Tolta la corda, armiamo un traverso che ci porta dall’altra parte della grande sala di crollo nella quale ci troviamo. Andrea e Zairo vanno avanti e cercano di trovare un punto buono per scendere, io e Giamma facciamo la spola per trasportare tutto il materiale sul nuovo fronte. Ci sediamo in cima alla frana ed osserviamo i nostri amici che pazientemente bonificano ed armano la discesa. E’ un’attesa lunga, occorre buttar giù tutto il possibile. “Se continuano così, finiranno per far precipitare anche i massi sui quali siamo seduti!”, pensiamo. La corda viene sistemata ed Andrea ci dice che più in basso c’è un altro posto sicuro: di nuovo ritrasferiamo tutto il materiale nella posizione più avanzata. Ad un certo punto il trapano non funziona piu’: dentro il connettore della batteria si intravede un filo staccato. Putroppo non possiamo ripararlo, ci serve qualche attrezzo che non abbiamo ma fortunatamente c’è Antonio che, saggiamente, ci ha lasciato il suo trapano domenica scorsa! E con le batterie cariche! Finalmente, dopo un salto nel vuoto di 20 metri, arriviamo in fondo al grande salone di crollo.
Guardiamo l’orologio: è tardi, non siamo scesi molto, ma non potevamo fare altrimenti, la frana andava messa in sicurezza. Al fondo del salone parte un altro pozzo: Andrea e Giamma lo armano, io e Zairo ci mettiamo a cercare una sacca stagna che era cascata durante la precedente bonifica. La troviamo e recuperiamo, poi prendiamo i sacchi e seguiamo gli altri…
La grotta è cambiata, non è più frana ma meandro, meandro attivo nel marmo. Un altro pozzo si apre sulla sinistra, poi finalmente un tratto orizzontale… nel marmo bianco e lucido. E’ decisamente un bellissimo meandro, ampio, spazioso, levigatissimo… che peccato che sia cosi’ lontano dall’ingresso, sarebbe da visitare spesso! Sul fondo un rigagnolo d’acqua: in certi punti e’ inevitabile bagnarsi le scarpe e, ahime’, i piedi. Non lo facciamo volentieri, siamo stanchissimi e ci manca solo di avere i piedi zuppi! Procediamo comunque. Ogni tanto, nel meandro, qualche saltino da armare… ma quanto manca ai meno mille? Poco, qualche decina di metri! Zairo ci ricorda quanto ci eravamo detti prima di entrare: alle tre si torna indietro! Sono quasi le quattro ma il meandro prosegue pressoche’ orizzontale. Che facciamo? Torniamo? La prudenza e la stanchezza ci consiglierebbero di sì ma… fortunatamente nelle nostre menti annebbiate dalla fatica si accende un ultimo barlume di lucidità: siamo arrivati fin qui, non possiamo mollare ora! Poco dopo gli sforzi sono premiati: Andrea vede un pozzone e ci dice: “E’ il pozzo dei meno mille! Ora lo armiamo, scendiamo e torniamo indietro!”. Diamo fondo alle corde, fortuna abbiamo un’ultima sessanta che però, come da manuale, abbiamo lasciato pochi metri indietro (le corde diventano sempre pesantissime dieci metri prima di quando servono), Zairo la recupera mentre io preparo un po’ di fix per Andrea. Il pozzo ci consentirà di arrivare a ben più di -1000, ma improvvisamente anche il secondo trapano ci abbandona! Satanachia ha deciso: oggi ci ha fatto un grande regalo e ci dice che dobbiamo accontentarci. Siamo stanchi ma contenti. L’obiettivo e’ raggiunto!
In un attimo tante cose ci passano per la mente, dall’inizio delle esplorazioni di Satanachia è passato quasi un anno: dai primi sopralluoghi, ai lavori per allargare la frana iniziale, poi il lungo, lunghissimo inverno con i nostri innumerevoli tentativi falliti di avvicinamento a causa della neve alta. Poi la ripresa delle attività in Aprile, la scoperta del primo pozzo da 50 e poi del secondo da 70, l’entusiamo per la grotta che “va” sempre di più fino al meandro di -560. Poi la delusione di un’uscita che finì in un ramo cieco e poi il ritrovato entusiasmo quando capimmo che avevamo sbagliato strada e che la grotta continuava da un’altra parte… fino al raggiungimento dei -1000: un traguardo storico per noi del GSL!
Ora dobbiamo tornare indietro: ci incamminiamo verso il campo base, ci metteremo circa 4 ore per tornare. Mangiamo qualcosa di caldo e, alle 10 di domenica mattina, dopo 24 ore circa di grotta, ci infiliamo nel sacco a pelo, stanchi ma contenti. Dormiamo circa 4 ore, poi ci sistemiamo e cominciamo la lenta ma inesorabile risalita. Alle 21:30 circa siamo fuori, mentre ci cambiamo e i nostri pensieri inevitabilmente corrono sulla fantastica avventura appena vissuta. Avvertiamo gli altri con un SMS: “Siamo usciti… da -1000!!!”.
Ripensiamo anche ai tanti amici che hanno condiviso con noi questa splendida impresa: da Remo che ci ha indicato la strada al mitico Michele del Gruppo di Forte dei Marmi che tante volte è venuto ad aiutarci, a Michele e Ivy del gruppo di Sarzana (che spero risaranno dei nostri quanto prima!) a Valerio ed Elisabeth, agli amici triestini del gruppo Grotta Continua e a Daniele di Pistoia che ci ha regalato le prime splendide foto.
E poi pensiamo al GSL nella sua totalità che ha investito tanto tempo e risorse nel pianificare, preparare, finanziare e condurre le punte esplorative e che si vede premiato dal risultato raggiunto. Perchè, ci sembra chiaro, che un risultato è importante in quanto tale ma è molto più importante se è la conseguenza di uno sforzo comune e di una fantastica esperienza di gruppo.
Aver avuto la possibilità di esplorare con tutti voi è stato fantastico. Giusto, Tony ed io siamo stati davvero fortunati e voi davvero bravi! L’1,2 e 3 ottobre ho già chiesto libero sul lavoro…oddio..la verità è che tirerò un pacco pazzesco al soccorso e alla sua manovra con i veneti..ma per il satanachia questo ed altro perchè in fondo..la grotta continua e bisogna andare avanti. Complimenti cari lucchesi, siete dei grandi non solo dal punto di vista speleologico! grazie e a presto
Celly
saremo stati anche grandi ma che stracanata!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
zairo
Anche una punta d’invidia! siete dei grandi, fateci sapere le ultime news, saluti dai garfagnini.
mentre leggevo ero lì con voi, ho sentito freddo, ho avuto sonno, ho visto lo splendore del marmo bianco che riflette la luce…è fantastico far parte di un gruppo che condivide queste cose, peccato che sono troppo vecchia e pigra per andare giù, ma vi accompagno tutte le volte col pensiero.
Continuate a scendere e a scrivere!!!
baci
Chiara
Gasp, confesso una certa commozione nel leggerlo… Grandi, grandissimi! Avanti così!