Volevamo spendere le ferie agostane nell’ Abisso Satanachia, apparentemente senza fondo, ma le esigenze vacanziere familiari ci hanno, giustamente, tenuti un po’ tutti lontani dall’ Orto di Donna le settimane centrali di agosto. Qualche rapida telefonata intercorsa tra la Spagna e la Francia dove io e Andrea passavamo le rispettive vacanze pochi giorni dopo ferragosto, ci convincevano che rientrare in Italia in tempo per organizzare la punta per l’ultimo week-end di ferie, il 21 e 22 agosto, non era fattibile a meno di sensibili sacrifici. Poco male, sarà per il 28-29 con i soliti vincoli imposti dal lavoro: partenza il venerdì sera, pernotto in quota presso il bivacco K2, discesa in grotta il sabato mattina presto e speranza di giungere sul fronte esplorativo precedente il prima possibile per avere più tempo da dedicare all’esplorazione.
Saranno di nuovo con noi Elyzabeth e Valerio, ma stavolta avremo anche Giusto e Tony da Trieste, incentivati dal loro compagno del Gruppo Grotta Continua, Celerà, che aveva già partecipato ad una precedente esplorazione. Del GSL stavolta siamo Andrea, Giamma ed io, ma poco più tardi, ci seguiranno Mirko e Fausto, autonomi, che porteranno avanti il rilievo e la sera di sabato entreranno Giovanni insieme a Daniele di Pistoia con l’intento di fare delle belle istantanee dei lunghi pozzi di Satanachia.
Arriviamo la sera tardi in valle e ci accoglie una pioggia, a tratti violenta, che accompagnerà tutto il nostro difficile sonno nel K2 fino al mattino, sufficientemente sereno.
La discesa verso il campo base procede spedita e senza intoppi, approfittiamo della squadra numerosa per “stendere” il filo-guida nel meandro di -560, utilissimo per indovinare il livello giusto e risparmiare energie nel trasporto dei sacchi.
Abbiamo con noi corde ed attacchi, ma anche generi di conforto per rimpinguare il campo base, visto che ormai non se ne può più fare a meno se vogliamo sperare di arrivare ai fatidici -1000! In tutto 300m di corde, più un secondo trapano di rinforzo, eppoi gas per i fornellini, sacchi a pelo, teli termici e cibo che lasceremo al c.b. Dalle poche foto scattate, estrapolo l’orario in cui ci apprestiamo a lasciare il campo alla volta del fronte esplorativo: intorno alle 17 del sabato.
Raggiungeremo il limite ultimo poche ore dopo e lavoreremo ad armare i salti successivi fino alla mezzanotte, arrestandoci di fronte ad un problema apparentemente insuperabile: un contatto enorme tra marmo e grezzone forma una forra gigantesca che sfonda in un pozzo considerevole, ma da qualunque parte lo si affronti dobbiamo passare su letti di frana sterminati che inevitabilmente scaricano verso il pozzone senza possibilità di proteggerci.
Andrea intuisce una via sulla destra che percorre un passaggio a fianco della stessa frana ma molto più costipata poichè meno appoggiata e più verticale della via precedente. Ma la lucidità di ragionamento ci ha abbandonato da un bel po’. Anche i nostri compagni, chi prima chi poi, hanno già fatto dietro-front infreddoliti ed assonnati dalle attese forzate durante il lavoro di disgaggio e di attrezzamento dei salti incontrati. Prima il Tony, poi Ely e Valerio, e infine Giusto hanno sospeso il loro prezioso contributo per tornare a recuperare le forze al campo in vista della lunga risalita, inoltre Tony e Giusto dovranno rientrare a Trieste!
Restiamo Andrea, Giamma ed io e coi piumini e teli termici proviamo ad addormentarci in una nicchia nell’illusione di recuperare un po’ di energie in modo da affrontare quel problema di armo con la lucidità necessaria alla serietà della situazione, ma invano, il miraggio di un comfort totale disponibile più su al campo, dopo un’ora di non-sonno e freddo ai piedi mi fa rompere quella sorta di eremitaggio per fare dietro-front a mia volta, ed in breve tutti decidiamo di rientrare. Questa punta non ha approfondito molto l’esplorazione, saremo giunti si e no a -900..-920, e non abbiamo nemmeno un altimetro in tre; l’importante è aver preparato il terreno per un ulteriore assalto, abbiamo portato giù un bel po’ di materiale, rifornito il campo e tutto sommato l’uscita, nel suo complesso, si rivelerà molto produttiva.
Quando circa quattro ore dopo raggiungiamo il campo, scopriamo che Giusto e Tony sono già partiti verso l’esterno, e nel frattempo sono giunti dall’alto Mirko e Fausto che hanno battuto il 96esimo caposaldo di rilievo.. Ottimo lavoro! Bravi! Peccato non averli nemmeno incontrati, dal momento che hanno fatto una sosta breve e sono subito risaliti. Ci rifocilliamo insieme a Valerio ed Ely ed in breve ci addormentiamo accocolati nei sacchipiuma ad ascoltare i lenti stillicidi di Satanachia.
Effettivamente, come ha scritto Valerio, si dorme bene al campo, al punto che mi sono guadagnato uno scarpone ed altri oggetti che capitavano a tiro del Giamma nel disperato tentativo di farmi smettere di russare.. La prossima volta porterò i cerotti da naso. Avremo dormito sì e no 7 ore e se non ricordo male verso le 11 del mattino di domenica ci siamo attivati per mangiare, rivestirsi e risalire. Già che eravamo riposati abbiamo speso un’ulteriore oretta per sistemare un telo a mo’ di tetto anti-stillicidio a protezione del campo fissandolo a 5 fix.
Effettivamente la risalita dal campo, aiutata da un bel sonno ristoratore, rende l’uscita da Satanachia assai meno traumatica delle volte precedenti. Inoltre l’uscita fotografica di Giovanni e Daniele aveva prodotto delle simpaticissime bottigliette d’acqua minerale disseminate sulla sommità dei pozzi pronte per essere stappate.. grazie Giò!
Verso le 20 il rifugio Orto di Donna era ancora aperto, ma abbiamo preferito scendere. Nonostante l’ora tarda la Chemia del Donegani ci ha servito porzione doppia di tordelli.. Ci mancherà tanto quando lascerà la gestione del rifugio.
…..820?!